Un giorno tra le nuvole (di New York)

Arianna Santangelo

Un giorno tra le nuvole (di New York)

*Suono di annuncio*

“Gentili passeggeri, benvenuti a New York!”

Eh già.

Chissà quante volte ci siamo immaginati di poter essere su quell’aereo, con gli occhi incollati al finestrino e, in sottofondo, la hostess che annuncia l’arrivo.

Poi, però, torniamo nella noiosa realtà.

Questa volta per me non sarà così!

No, voglio restarci ancora un po’ in questo sogno.

Sì sì, voglio proprio viverci, almeno per un giorno.

Perchè dovete sapere, cari lettori, che io purtroppo nella città della grande mela non ci sono mai stata anche se, come vi ho già detto, sogno di andarci da sempre.

Ho quindi deciso di teletrasportarmi lì con la mia mente solo per un giorno.

Arriverei lì, all’aereoporto di Newark Liberty. Perchè no, magari con un jet privato.

E, dopo aver depositato tutti i miei bagagli in una delle suite di uno degli hotel più lussuosi, mi dirigerei verso Central Park.

Una volta arrivata, mi metterei su una panchina in modo tale da poter sfogliare comodamente l’ultimo numero di Vogue.

Dopo circa un’oretta passata tra le nuove tendenze, mi sposterei verso Starbucks, per prendere una delle sue iconiche bevande.

A questo punto mi vedo passeggiare per la 5Th Ave sorseggiando il mio frappè con le braccia piene di buste dopo uno sfrenato shopping.

Il pranzo salta, come potrebbe un panino sostituire la sorprendente New York?

È ormai il primo pomeriggio: il momento perfetto per andare sull’Empire State Building.

Come si suol dire, cogli l’attimo.

Mi immagino guardare il panorama con gli occhi luccicanti e pensare come mai la cicogna non mi abbia fatto nascere a New York.

Dopo aver ammirato New York in tutta la sua bellezza dall’alto, mi dirigerei verso il suo simbolo più celebre: la Statua della Libertà.

Insomma, con i suoi 93 metri di altezza, è sicuramente la guardiana della città, e io non posso non vederla.

Girare e girare porta purtroppo via del tempo… È infatti già sera e la fame inizia a farsi sentire.

Risolvo tutto andando sul dolce: un buon e gustoso donuts d’asporto.

Aspetta aspetta, ma dove mi trovo ora?

Schermi enormi, grattacieli, gente a volontà…

Un attimo, sono a Times Square!

Il mio sogno è ora del tutto realizzato… ma manca ancora una cosa!

“Taxi, al Madison Square Garden, ho i biglietti per una partita!”

Come potevo infatti andarmene senza aver visto una partita NBA?

Dinamica, entusiasmante… Ma come mai d’un tratto questo silenzio? Un momento, come mai sono nell’aula informatica della scuola?

Realizzo che sono tornata nella realtà.

Questo viaggio immaginario mi ha però fatto capire che qualche volta sognare ad occhi aperti ci fa anche bene.

E magari, chissà, un giorno in quella grande città ci sarò anche io… E per davvero.

Un giorno tra le nuvole (di New York)