Intervista alla Prof. Ciccolella

Basma Aabdi

Safia Fliti

Intervista alla Prof. Ciccolella

Giovedì 14 marzo, alla terza ora, abbiamo intervistato la prof Ciccolella, la nostra insegnante di italiano, storia e geografia. Alla fine dell’intervista le abbiamo chiesto se le domande le fossero sembrate opportune e lei ci ha risposto di sì. 

Ecco cosa ci ha raccontato.

  1. Quando ha deciso di diventare insegnante?

Ho deciso di diventare insegnante quando ero piccola e frequentavo la scuola primaria. Nel pomeriggio, di solito, pranzavo e svolgevo subito i compiti. Poi, dopo aver fatto i compiti, mi piaceva riprendere il sussidiario, dove c’erano le materie di storia e geografia, perché ero più appassionata alle materie umanistiche rispetto a quelle scientifiche. Mettevo le bambole davanti a me e facevo loro delle lezioni. Sinceramente, ho maturato questa passione intorno ai 7-9 anni, a metà della scuola primaria.

  1. Che percorso di studi ha svolto?

Dopo le medie mi sono iscritta al liceo linguistico, perché mi piacevano le materie umanistiche e anche le lingue. Alle scuole medie studiavo solo inglese e avevo cinque ore a settimana, quindi non ho studiato una seconda lingua. Tuttavia, avevo una professoressa di inglese molto brava che mi ha trasmesso la passione per le lingue. All’università mi sono iscritta a Conservazione dei Beni Culturali, che rientra nella facoltà di Lettere. Il piano di studi comprendeva letteratura italiana, letteratura latina e ho dovuto fare anche degli esami in lingua, come portoghese e spagnolo. Grazie al percorso che ho fatto al liceo linguistico sono riuscita comunque a mettere in campo tutte le mie competenze e mi sentivo pronta e competente in queste discipline.

  1. Lei che tipo di studente era?

Ho sempre avuto questa abitudine fin dalla scuola primaria: dovevo svolgere i compiti per il giorno dopo e, se possibile, portarmi avanti con quelli delle altre giornate, così da avere tempo libero nella seconda parte del pomeriggio per dedicarmi ad altri hobby e passioni, come andare in piscina. Quando sono diventata più grande, mi piaceva anche uscire, quindi non volevo trascorrere tutto il pomeriggio sui libri. Anche all’università preferivo svegliarmi presto la mattina per studiare, soprattutto durante i periodi caldi, perché altrimenti era difficile concentrarsi. Se necessario, studiavo anche nel primo pomeriggio, in modo tale da avere poi parte della giornata libera per fare altro.

  1. Da quanti anni insegna?

Allora, io insegno dal 2010.

  1. Quale lavoro le sarebbe piaciuto fare se non fosse diventata insegnante?

Se non fossi diventata insegnante, mi sarebbe piaciuto lavorare nell’ambito linguistico, perché mi è sempre piaciuto viaggiare e conoscere persone, culture e tradizioni diverse. Questa passione l’ho sempre avuta fin da piccola. Se non fossi diventata insegnante, avrei seguito il percorso per diventare hostess oppure lavorare come traduttrice. Non mi sarebbe dispiaciuto affatto.

  1. Qual è la cosa che preferisce dell’essere insegnante?

La cosa che preferisco dell’essere insegnante è il contatto con i ragazzi. Mi è sempre piaciuto lavorare con loro, ascoltarli e capire un po’ le loro esigenze. Non mi piace entrare in classe e iniziare subito la lezione, preferisco capire i vari stati d’animo dei ragazzi, chi ho di fronte, le loro difficoltà e potenzialità. Questo mi permette di instaurare una relazione educativa diretta e significativa con loro. Quindi, la parte che preferisco è proprio il contatto con i ragazzi.

  1. Quali valori intende trasmettere ai suoi alunni al di là del programma scolastico?

I valori che intendo trasmettere ai miei alunni al di là del programma scolastico sono principalmente quelli legati alle relazioni umane. In una classe ci sono persone che devono instaurare relazioni educative basate sul rispetto di sé e degli altri, sulla conoscenza e sull’ascolto reciproco. Oltre alla lezione tradizionale, desidero trasmettere il valore dell’amicizia, dell’educazione e del rispetto. Ritengo che un insegnante debba anche saper ascoltare gli alunni, comprendere i loro bisogni e sogni, e guidarli nel percorso che desiderano intraprendere. È importante mettersi nei panni degli alunni per capire quali sono le loro motivazioni e aspirazioni. Inoltre, voglio insegnare loro le competenze e le capacità necessarie per comportarsi adeguatamente in vari ambiti della vita.

  1. Quali sono secondo lei i pro e i contro dell’insegnamento?

I pro dell’insegnamento, secondo me, includono entrare in contatto con alunni diversi tra loro. Ogni incontro con gli studenti è unico e arricchente. Tuttavia, oggi stiamo vivendo una fase scolastica caratterizzata da troppa burocrazia, con tantissimi documenti, verbali, relazioni e altri impegni pomeridiani. Questa burocrazia ci soffoca un po’ perché per tutto ciò che facciamo dobbiamo produrre documenti. Preferirei dedicare quel tempo agli studenti, magari utilizzandolo per attività di laboratorio e approfondimenti durante le lezioni. Vorrei lavorare in modo diverso, in piccoli gruppi, per esempio in geografia, per favorire la relazione tra di loro e sperimentare una didattica più pratica e laboratoriale. In questo modo, dedicherei più tempo a voi, ragazzi.

  1. Qual è il suo approccio con i suoi alunni?

Il mio approccio con i miei alunni è basato sulla creazione di un’amicizia forte, con l’obiettivo di rendere la classe più unita. Mi piace trasmettere questo perché, in una classe formata da 20-22 persone, ognuno ha il proprio carattere e le proprie competenze. Nel lavoro di gruppo, emergono queste competenze: un alunno può essere più competente nell’aspetto tecnico del computer, mentre un altro può eccellere nella parte descrittiva. In questo modo, le diverse competenze si uniscono e producono un lavoro originale e unico, diverso da quello che potrebbe emergere da un altro gruppo. Mi piace vedere come queste disposizioni si manifestano e valorizzano ogni singolo alunno.

  1. Quali sono i cambiamenti che vorrebbe vedere negli studenti a cui ha insegnato?

Vorrei vedere negli studenti una maggiore curiosità, stimolando così il loro interesse. Mi piacerebbe che avessero la tranquillità e la serenità necessarie per emergere in classe, anche durante le discussioni o le verifiche orali. Spesso intervengono sempre gli stessi studenti, quindi vorrei lavorare su questo aspetto per stimolare la curiosità di tutti, incoraggiandoli a fare domande, a essere più spontanei e a non avere paura di esprimere le proprie idee e pensieri. Questo è particolarmente importante durante attività come la redazione di testi argomentativi, in cui è fondamentale saper argomentare e difendere le proprie opinioni. Credo che lavorando sulla curiosità si possano migliorare anche le relazioni in classe, dando nuovi stimoli a tutti gli alunni.

  1. Cosa ne pensa dell’obbligo di dare una valutazione agli studenti?

Non sono d’accordo con l’obbligo di dare una valutazione agli studenti, poiché noto che spesso, quando viene consegnata una verifica, gli studenti si concentrano solo sul voto numerico e calcolano la media. Ritengo che dovrebbero invece concentrarsi sul percorso di apprendimento che li ha portati a ottenere quel voto, anziché fermarsi solo al numero. Preferirei un approccio più orientato al giudizio che tenga conto del processo di formazione degli studenti.

  1. Quali criteri usa lei?

Per le valutazioni, utilizzo diversi criteri a seconda della materia, come geografia o grammatica. Considero il punteggio, gli errori commessi e seguo delle griglie specifiche per lessico, sintassi, forma e ortografia. Cerco sempre di valutare se c’è stato un progresso e analizzo gli errori per capire il motivo dietro di essi e come possa essere corretto.

  1. Com’è il suo processo di preparazione della lezione?

Quando preparo le lezioni, tengo presente tutto il programma che stiamo affrontando. Se ci sono argomenti di storia di cui non ho chiara la sequenza, controllo gli eventi che stiamo studiando e cerco esercitazioni correlate, cerco dei video da proporre alla classe e creo ulteriori presentazione da esporre durante la spiegazione. Ad esempio, se stiamo trattando la Prima Guerra Mondiale, cerco fonti, documenti e esercizi da proporre durante le interrogazioni per approfondire. In geografia, organizzo lavori di gruppo pianificando una scaletta e individuando indicazioni utili per gli studenti. Per preparare i testi, seleziono materiali appropriati e, se necessario, cerco ulteriori risorse online o nei libri di testo. Il mio approccio è basato su una progettazione didattica che include la ricerca di materiali e la creazione di lezioni ben strutturate, calibrate in base alle esigenze della classe, in modo da consentire agli studenti di seguire gradualmente il percorso di apprendimento.

  1. Ci dica una curiosità su di lei.

Nel contesto lavorativo, mi piace stabilire relazioni con i colleghi, anche se comprendo che non sempre è possibile conoscere tutti data la dimensione della scuola. Tuttavia, mi piace andare oltre le apparenze e instaurare rapporti significativi. Questa curiosità nel costruire relazioni si estende anche al rapporto con mio figlio Federico e con le altre mamme dei suoi compagni di classe, specialmente considerando che non sono originaria di questa zona e mi piace avere punti di riferimento nel nuovo ambiente. Inoltre, mi piace viaggiare e scoprire le tradizioni dei luoghi che visito, così come mi piace conoscere le tradizioni del territorio locale attraverso visite guidate. Non mi sembrano domande invasive per un’intervista, ma al contrario, mi sembrano appropriate per comprendere meglio la mia personalità e interessi.

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