Il turismo spaziale: sì o no?
Il turismo spaziale è un fenomeno recentissimo che sta avendo ripercussioni sull’economia mondiale: non a caso il miliardario, proprietario del “Virgin Group”, Richard Branson ha già avuto l’opportunità di fare un viaggio nello Spazio con la sua compagnia spaziale “Virgin Galactic”. La stessa esperienza l’hanno vissuta Jeff Bezos ed Elon Musk, ricchissimi proprietari di multinazionali.
Senza dubbio un viaggio nello Spazio, anche se della durata di pochi minuti, permetterebbe di vedere interamente il nostro Pianeta e di fare quindi un’esperienza incredibile, che si può avere una volta sola nella vita e che può cambiarti la vita.
Inoltre il turismo spaziale potrebbe aiutarci a evolverci tecnologicamente così da costruire degli hotel spaziali che potrebbero essere l’inizio di nuove colonie.
Questi sono i lati positivi, ma ovviamente ci sono anche dei lati negativi. Primo fra tutti l’inquinamento: pensate che il razzo spaziale ‘’Falcon 9’’, che usa il kerosene come carburante, emette circa 300 tonnellate di CO2. Un altro punto a sfavore del turismo spaziale è che questo “viaggio” è riservato esclusivamente ai ricchi perché i costi sono decisamente alti: per il primo viaggio fatto da Richard Branson i prezzi di un biglietto si aggiravano intorno a $250.000, mentre ora costa $450.000, quindi quasi il doppio. Potrebbe, quindi, sembrare inutile inquinare cosí tanto per far salire nello Spazio sempre le stesse persone o riservare questa esperienza solo a un’ élite di persone agiate. Ciò non comporterebbe l’evoluzione dell’umanità, bensì il mantenimento e il perdurare della divisione della nostra società in classi sociali rigidamente separate: i ricchi che vanno nello Spazio e i poveri che rimangono sulla Terra.
Io, però, penso che sia ancora prematuro prendere una decisione sull’opportunità o meno di sviluppare il turismo spaziale, ma sono ottimista e darei fiducia allo sforzo tecnologico che si sta mettendo in campo.