Un quadro
Studiare la storia è più facile e divertente se ci si cala nei panni di uno dei suoi protagonisti. Olivia De Mori di 2A lo ha fatto: ecco il suo Martin Lutero.
Stavo camminando nel corridoio di un museo quando d’un tratto mi bloccai. Volete sapere perché? Davanti a me si presentò un ritratto, quello di Leone X. Uno dei miei peggiori nemici, ovviamente insieme a Carlo V. So che siete curiosi di sapere il perché di questo odio nei loro confronti, però prima facciamo un salto nel passato…
Nacqui nel lontano 1483 a Eisleben da un padre prima minatore, poi agiato imprenditore. Un giorno stavo camminando, c’era un temporale mai visto e un fulmine si abbatté di fianco a me; in quel momento un brivido mi attraversò il corpo e fu lì, proprio lì, che decisi di dedicarmi interamente a Dio, entrando in un convento di monaci agostiniani.
Forse sono andato troppo indietro nel tempo, quindi inizio a parlarvi di Leone X. Cosa fece quest’ uomo per meritare il mio odio? Semplice! Un giorno gli venne la brillante idea di vendere le indulgenze, ovvero di promettere la diminuzione o cancellazione del tempo da passare in Purgatorio, ovviamente in cambio di denaro. Non fu un atto egocentrico, ma di più. Questi soldi gli servivano per costruire la cupola di San Pietro a Roma. Ovviamente le persone credevano al fatto che l’acquisto di quelle indulgenze avrebbe funzionato, ma a parer mio la salvezza dell’anima si ottiene con la fede non con le opere e, per alimentare la fede, basta leggere le Sacre Scritture che a tal fine io ho tradotto in tedesco.
Dopo il gesto fatto da Leone X io protestai e appesi alla porta della Chiesa di Wittenberg in Germania un foglio con sopra scritte 95 tesi. Si diffusero molto facilmente perché qualcuno le tradusse in tedesco e grazie alla stampa, ma anche per merito di immagini satiriche, utili per far arrivare il messaggio anche agli analfabeti. Molte persone dopo ciò si schierarono dalla mia parte, ma non di certo il papa e l’imperatore. Nel 1521 infatti mi invitarono alla dieta di Worms, un’assemblea tenuta da Carlo V: le persone presenti mi consideravano come un cinghiale, dicevano che avevo invaso la vigna del signore attaccando l’interpretazione delle Scritture, e cose così. Io non credo affatto che sia così, però, se è quello che pensano, lasciamoli pensare. Mi invitarono alla Dieta solo per convincermi ad abiurare, quindi ritrattare le mie tesi, ma io le confermai quindi il papa mi scomunicò e mi misero al bando. Però, per mia fortuna, un principe tedesco arrivò in mio aiuto e mi nascose in uno dei suoi grandi castelli. In questi anni mi dedicai a tradurre la Bibbia dal latino al tedesco, così che tutti la potessero leggere. Mano a mano che passava il tempo sempre più persone diventavano protestanti. So che volete sapere perché venivano chiamati così, ma ve lo dirò più avanti.
Nell’anno 1524 i contadini, che ormai erano diventati servi della gleba, quindi un tutt’uno con la terra che coltivavano, si ribellarono perché vivevano e lavoravano in una situazione disumana. Di questo non li biasimo, però loro chiesero il mio aiuto invocando il mio nome. Io tuttavia non li potei aiutare, perché i proprietari dei territori coltivati dai contadini erano i principi tedeschi che erano corsi in mio aiuto, quindi per non perdere la loro protezione ordinai loro di uccidere quei poveri lavoratori.
Era davvero impressionante vedere come la protesta si espandesse, sempre di più, tant’è che Carlo V decise di vietare la riforma all’interno del suo impero. Allora sei principi e quattordici città si ribellarono e vennero chiamati protestanti, ecco il perché di questo nome.
Ma ora continuiamo: Carlo V, preso dall’ ira, iniziò una guerra contro i principi, che a ragione non volevano più pagare le decime e volevano diventare proprietari dei feudi della Chiesa. Questa guerra non si è ancora conclusa, non sappiamo chi vincerà, ma spero proprio che questa persona non sia Carlo V.
L’anno dopo successe una delle cose più belle accadute nella mia vita. Conobbi Katarina Von Bora. Era anche lei una monaca convertitasi al protestantesimo; mi fidanzai con lei il 13 giugno 1525 e la sposai un mese e mezzo dopo. Lei aveva ventisei anni e io quarantasei; so che la differenza era ed è tanta, ma sapete, l’amore è amore. Da lei ebbi sei figli, uno più bello dell’altro, a cui voglio tanto bene. Viviamo in un ex convento agostiniano a Wittenberg, donatoci dal principe – elettore di Sassonia, figlio del mio principe protettore, Federico III di Sassonia.
Sapete, poco fa mi è giunta voce di un gesuita che parla con disprezzo delle novità della mia riforma, ma l’importante è che in questo momento io sia in pace con me stesso ed è così, quindi cosa voglio di più? So che tra poco lascerò questo mondo, ma ne sono cosciente e la cosa più bella è che io sia circondato da persone che mi amano e non dai miei più acerrimi nemici. Tutto questo mi è venuto in mente guardando un quadro, quindi direi che la mia mente non mi ha ancora lasciato. Vabbè, ora vado a raggiungere la mia famiglia e a continuare la visita del museo, quindi vi saluto.