LETTERE A… SUI ROMANZI DI MAFIA

LETTERE A… SUI ROMANZI DI MAFIA

Noi classi terze quest’anno abbiamo prima letto il romanzo di Dario Levantino “Il giudice e il bambino” e poi abbiamo incontrato l’autore a scuola il 7 gennaio 2025. In un secondo momento, ci sono stati proposti alcuni romanzi sul tema della mafia che noi alunni di 3D abbiamo letto e alla fine abbiamo immaginato di scrivere una LETTERA A…: ad un personaggio della storia oppure all’autore / autrice per esprimere le nostre impressioni, dubbi, domande, curiosità. Ecco alcuni dei nostri testi.

 19/3/1992

Cara Francesca, 

come stai? Spero bene.

Visto che non voglio lasciarti in suspence ti dirò subito ci sono: sono Edipo!

Lo so che è strano ricevere una lettera da un cane, però ne avevo la necessità.

ti scrivo questa lettera perché tu sei a Roma con il giudice Falcone e io sono qui a Palermo, quindi non trovavo un altro modo per contattarti oltre ad usare carta e penna.

Comunque lo scopo di questa lettera è chiederti scusa. Lo so che tu ti starai ponendo tante domande tra cui: ”Perché il cane di mio marito mi sta scrivendo una lettera?” oppure: “Come fa Edipo a scrivere?”

Ora cercherò di risponderti.

Ti sto chiedendo scusa perché fin dal primo momento in cui ti ho vista con il giudice ero geloso di te.

Ero geloso perché quando c’eri tu, Giovanni non mi dava le solite attenzioni che io tanto amo e si concentrava esclusivamente su sua moglie.

Io  amo tanto le attenzioni che mi dà, perché da quando ero piccolo nessuno si prendeva cura di me. Questo accadeva perché non avevo mai conosciuto mio padre biologico e perché mia mamma era stata uccisa brutalmente da un signore con un bastone. Quindi nel momento in cui il giudice mi prese con sé io lo reputai mio padre.

Per questo la cosa mi infastidiva, perché mio padre invece che dedicare delle attenzioni a suo figlio preferiva darle alla sua compagna e futura moglie.

Lo so che può essere molto infantile, però io non potevo farci nulla e non potevo neanche bloccare la gelosia che provavo nei tuoi confronti.

Ora però so di aver sbagliato, perché tu non c’entri niente con il mio passato, quindi spero con tutto il mio cuore e la mia anima che tu accetti le mie scuse e che magari un giorno vorrai diventare mia mamma, sempre se non spezzi il cuore al giudice Falcone come ha fatto con me Kelly.

Quasi dimenticavo che non conosci Kelly. In pratica lei è la mia ex ragazza che mi ha lasciato e frantumato il mio cuore.

Ti ho scritto questa lettera perché ho la terribile sensazione che accada qualcosa di brutto ed io non voglio avere rimorsi.

Adesso, dopo aver finito la parte più seria e sentimentale, ti vorrei togliere qualche altro dubbio.

Io ho impiegato ben una settimana a scrivere questa lettera perché i cani non hanno il pollice opponibile, quindi ho dovuto usare le zampe posteriori a mo’ di preghiera per impugnare questa biro.

Per questo la mia scrittura è pessima, quindi ti chiedo scusa in anticipo.

Spero che il mio presentimento sia sbagliato e che non accada niente a te o al giudice Falcone.

Leccate e feste,

Edipo, chiamato anche Uccio

TESTO SCRITTO DA SARA MOI, 3D

23/5/1993

Caro ‘U canuzzu,

come stai? Spero bene. Oggi è esattamente un anno che me ne sono andato…

Ti ho pensato spesso, anzi ti ho pensato e ti penso ogni singolo giorno ad ogni singola ora. Questa è l’ennesima volta che provo a scriverti, ma il fatto è che non so cosa dire. Forse è a causa del senso di colpa di non averti detto addio che mi divora che non ho mai spedito tutte le lettere che ti ho scritto (non so neanche se spedirò questa).

Devi sapere che in macchina… quel giorno… io stavo pensando a te. Pensavo che quando sarei arrivato in tribunale a trovarti saremmo andati a mangiare una pizza da Pizza da Tony, come quando vivevo a Palermo, e il giorno dopo saremmo andati in spiaggia.

Mi mancano le nostre passeggiate, mi manca raccontarti come va il lavoro… in realtà mi manca tutto di te, forse perché tu per me non eri solo un cane, tu per me sei stato il figlio che non ho mai avuto. Non so se tu mi vedevi come un padre, ma sappi che adottarti è stata una delle cose che, se potessi tornare indietro, rifarei altre mille volte.

Mi dispiace non averti salutato, non averti detto addio.

Chissà se l’hai sentita… la bomba… Per quanto il veterinario affermasse che non era possibile, io lo so che tu lo sentivi… il pericolo… la minaccia… Sono sicuro che se tu fossi stato con me, in quella macchina, mi avresti avvertito della bomba. Sono felice che non ci fossi perché se fossi stato lì con me, probabilmente avresti fatto la mia stessa fine, e allora il senso di colpa mi avrebbe divorato.

Comunque, mettendo da parte il sentimentalismo, che non è da me, come va la zampa? Sta guardando? I miei colleghi ti danno da mangiare e ti cambiano la ciotola dell’acqua? Vivi ancora nel tribunale? Se no, dove? Come va con la tua fidanzatina? Sì ho molte domande da farti. Domande che probabilmente non riceveranno mai una risposta.

Se ti chiedi come faccio a scriverti è perché sono in Paradiso. Qui sono il guardiano del Paradiso degli animali. Sono felice di questo perché così quando mi raggiungerai (spero tra molti anni) potremo stare di nuovo insieme e recuperare il tempo perso.

Mi manchi come l’ossigeno quando trattengo il respiro.

Ti voglio bene Uccio.

Giovanni Falcone

TESTO SCRITTO DA SARA SCANAVACCA, 3D

                                                                                                                    01/09/2007

Caro Antonio,

lo so che la vita qua a Scampia non è facile, che non ti piace Bruno e che vorresti tornare da Ma’. So che vorresti che i gemelli tornassero e potessimo vivere tutti insieme come una volta. In realtà lo spero anche io, voglio tornare a casa, andare via da Bruno e da Scampia. Se fossi stata quella di una volta, non avrei mai sposato uno come lui, ma da quando Pa’ non c’è più non riusciamo a guadagnare abbastanza e non volevo che come i gemelli venissi portato via anche tu. Bruno poteva permettersi quello che noi non riuscivamo, quindi per il bene della nostra famiglia ho dovuto accettare la proposta di matrimonio. A dire il vero sapevo che una volta arrivato qui, Bruno non ti avrebbe lasciato tornare a casa, ma speravo di sì. Mi dispiace per averti portato qui, lontano dai tuoi amici, a preparare stecche di fumo da vendere ai ragazzini e rubare portafogli negli autobus. Mi dispiace dover crescere Mariolino in un ambiente così, però non voglio che diventi come te o Bruno. Da quando siamo a Scampia ho notato che assomigli sempre di più a Bruno, però sono consapevole che un po’ è anche colpa mia. Speravo che da un giorno all’altro cambiassi idea e iniziassi ad andare a scuola, non volevo che finissi come Pa’ o Bruno. Però non sei l’unico che è cambiato. Da quando è nato Mariolino ti sembra che ce l’ho sempre con te, ma come ti ho già detto, non voglio che diventi come voi. Tu sei sempre fuori con i tuoi amici, quindi non vedi ne senti mai Ma’. Mentre eri fuori a volte chiamava per chiedermi come stiamo e l’ultima volta ha detto che è riuscita a trovarsi un vero lavoro. Ovviamente Bruno non vuole che torni a casa. Lo so che sei arrabbiato con Ma’, ma lei non ha mai voluto abbandonare nessuno, purtroppo non si sentiva bene e ha dovuto operarsi, ma tranquillo, adesso sta bene. Visto che lei non era in grado di prendersi cura di te allora ti abbiamo portato con noi, però non ti ho portato qui solo per lavorare per Bruno, ma anche perché altrimenti ti avrebbero preso gli assistenti sociali. Ovviamente non sono molto felice di questa conclusione, ogni volta che Bruno ti picchia per aver guadagnato poco, non riesco a non sentirmi in colpa. Da quando hai iniziato a frequentare il Rifugio, ero contenta che una parte di te non fosse cambiata, che eri allegro come prima di esserti trasferito. In realtà ero convinta che una volta arrivato qua, sarebbe stato difficile felice, e infatti mi dispiace che il proprietario del Rifugio, Arturo, ti abbia abbandonato dopo che Bruno l’ha scoperto. Avevo paura che tornassi come prima, e se lo avessi fatto non ti avrei dato la colpa. Da quando sei qui non hai neanche avuto un ricordo felice. Eri felice con Genni, ma è morto; eri felice con il cane Tommy, ma è scappato per colpa di Bruno; eri felice quando eri al Rifugio, ma è stato bruciato. 

Non so cosa pensare della tua idea di tornare alla vita di prima con Ma’, e ho paura di cosa farà Bruno con i suoi amici quando lo scoprirà, però di sicuro sarà meglio della vita che hai adesso. Mi dispiace di averti portato a Scampia, è tutta colpa mia.

Letizia.

TESTO SCRITTO DA MAYA WING KEI PETRIS

2 agosto 1992

Cara Rita,

è ormai passata una settimana da quando hai deciso di suicidarti, un gesto brutale e che non mi aspettavo. Mi domando ancora perché tu l’abbia fatto. Penso che non avrò mai la vera risposta, ma qualche idea me la sono fatta.

Non so perché io ti stia scrivendo dato che non potrai mai leggere questa lettera. Forse perché il tempo non è bastato e io vorrei che ce ne fosse ancora. Vorrei girare per le città con te senza preoccuparci del Mostro. Vorrei che Nicola fosse ancora qui, magari a giocare con Vita Maria o a parlare con te. Mi hai sempre raccontato come eravate legati da piccoli.

Vorrei fare tutto questo e tanto altro insieme a te, ma purtroppo non ci sei più.

Non so ancora come dirlo a Vita Maria, non so come la prenderebbe. Eri la sua zia preferita e anche l’unica, visto che Annamaria non si è mai interessata a lei.

Sai, in meno di un mese il mio mondo è cambiato molto. Pensavo che il peggio fosse stata la morte di Nicola, ma mi sbagliavo. Nonostante gli volessi un gran bene, la vita con lui mi stava stretta. Io non volevo avere a che fare con il Mostro, perciò ho avuto alcuni ripensamenti e tante volte ho cercato di convincere Nicola a lasciar perdere. Forse dovevo essere più convincente.

Quando tu sei morta non avevo più una presenza fissa nella mia vita. Sì, ho Vita Maria, ma avere un’amica a cui confidare le mie paure e le mie insicurezze è un’altra cosa. 

L’altro giorno ho visto tua madre. Non sapevo cosa dirle. Nonostante non mi stia tanto simpatica, mi faceva pena. Ha perso il marito e due figli. Non posso immaginare il dolore che proverei se perdessi Vita Maria.

In questi giorni e ancora adesso mi sto interrogando sul perché tu abbia deciso di porre fine alla tua vita. Di lì a poco sarebbe tornato Gabriele e avreste vissuto insieme, com’era nei tuoi piani. 

Appena ha scoperto l’accaduto Gabriele è tornato subito. Si dispiace di non essere potuto venire prima, così magari avresti cambiato idea. O, testarda come sei, non gli avresti dato ascolto ma almeno avresti passato del tempo con lui.

Il mio più grande rimorso è non aver capito come stavi e non averti aiutato. 

Forse se me ne avessi parlato avremmo risolto insieme, come abbiamo sempre fatto.

Forse se fossi stata stanca di questa vita avremmo potuto domandare ai giudici di lasciarci vivere normalmente, senza chiederci di fare tutte le nostre attività come se fossimo dei fantasmi.

Forse, se non ti avessi mai parlato del fatto che potevi testimoniare, adesso saresti ancora qui. Magari saresti a Partanna con tua madre.

Mi manchi, Rita, spero che un giorno ti rivedrò. Magari adesso sei con il giudice Paolo, tuo padre e Nicola lassù. Non penso che andrebbero molto d’accordo tra di loro, ma per te farebbero di tutto.

Spero che tu non sia in qualche modo arrabbiata con me. Non riceverai mai questa lettera ma, se fossi ancora qua, dopo averla letta mi avresti abbracciata nel modo che solo tu possiedi. 

Manchi tanto,

Piera

SCRITTO DA ELISA GALBUSSERA, 3D

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